La città di domani sarà una rilettura della città del passato, disegnata e concepita secondo i bisogni, le necessità ed i valori che le persone da sempre misurano in secoli e non in quinquenni.
La pianificazione dovrà svilupparsi su temi come la qualità dell’abitare, dell’aria e del verde, fondando ogni iniziativa sul presupposto del valore universale del suolo pubblico come bene comune da preservare e migliorare nel tempo.
Tutto ciò che è regola, norma, legge o principio tecnico-amministrativo dovrà essere visto come uno strumento di servizio per il raggiungimento di questi scopi.
Dobbiamo passare da una fase quantitativa dominata dalle regole sovraimposte ad una fase qualitativa dettata dai valori e dai principi condivisi di una comunità.
Anche il processo stesso della pianificazione e della progettazione devono cambiare e aprirsi alla partecipazione, ma non solo a quella dei network sociali ormai superati specialmente a livello europeo, bensì a quella degli incontri, dei dibattiti incentrati sul merito e sul metodo delle proposte.
Non solo banali posizioni di pregiudizio politico, economico od estetico dovranno essere i temi della discussione, ma le proposte di miglioramento basate su dati, bisogni, abitudini e buon senso pratico, in grado di stimolare la capacità diffusa di sognare una città più bella ed accogliente, in grado di resistere ai cambiamenti epocali a quali stiamo andando incontro.
Si deve tornare a progettare per le persone, a parlare di idee, di esigenze, di futuro e di sostenibilità, sia essa tecnica, economica, ambientale o sociale.
Partendo da questi presupposti sarà obiettivo condiviso immaginare processi e traguardi di lungo periodo, in grado di coalizzare i cittadini verso l’identità comune dei loro sguardi.
Anche la gestione delle risorse finanziarie deve cambiare, non servono finanziamenti basati su indirizzi generali privi di visioni di lungo periodo. Le fonti economiche da cui attingere per lo sviluppo delle iniziative pubbliche devono potersi basare su dati misurabili, metodi multidisciplinari, buone pratiche ed obiettivi condivisi e concreti.
Non è più il tempo di progetti calati dall’alto, dei quali la popolazione può solamente prendere atto senza prima poterne conoscere i contenuti e gli obiettivi. Servono campagne di comunicazione aperta e chiara, in grado di formare una coscienza urbana sui temi ambientali e della qualità della vita.
Il patrimonio dello spazio pubblico è un enorme valore di coesione, resilienza e bellezza, da migliorare continuamente per poterlo tramandare alle future generazioni.